OSTEOPATIA
“Quando si trattò di dare un nome al suo nuovo sistema scelse quello, forse un po’ troppo limitato, di osteopatia. Questa parola – che letteralmente significa <<sofferenza delle ossa>> - definisce un sistema che va ben oltre la medicina manuale. L’osteopatia non era un mero trattamento vertebrale (spiegava uno dei primi laureati). A ben vedere, non era affatto un metodo di trattamento. Era piuttosto un PRINCIPIO CHE STAVA ALLA BASE DI TUTTI I TRATTAMENTI. Un principio che poggiava su un concetto a un tempo semplice e profondo: l’organismo umano contiene naturalmente in sé tutti gli elementi necessari per la propria guarigione”. ( da A.T. STILL – dalle aride ossa all’uomo vivente – di John Lewis, ED. dry bone press).
Perché ho scelto di iniziare con questo estrapolato?
…Beh… anche se l’osteopatia è ormai diffusissima, ed ormai i più ne conoscono i benefici, si tende a pensare all’osteopatia come alla “Terapia Cranio-Sacrale”, oppure al “cracking sound” a seguito di una manipolazione vertebrale, oppure associandola a qualunque altra tecnica di trattamento specifica.
Da quando ho iniziato a studiarla, sebbene sia già avviato il percorso di riconoscimento in ambito Sanitario, non ho potuto fare a meno di respirarne l’ampiezza di vedute, la straordinaria conoscenza dell’anatomia e della fisiologia, e del suo aspetto silenzioso e ricco d’amore nei confronti dell’individuo. L’osteopatia è di fatto una disciplina Olistica, ed Andrew Taylor Still (suo fondatore) è stato tra i primi Occidentali a ri - spingersi nel considerare l’individuo nella sua globalità, ricalcando quello che le filosofie orientali hanno sempre fatto, così come lo stesso Ippocrate.
A mio personale e modesto parere, l’osteopatia non è solo l’applicazione ai limiti della perfezione dei principi di fisiologia, neurologia e biomeccanica, riducendo il tutto alla meticolosa esecuzione di una tecnica.
La conoscenza dell’anatomia, fondamentale, è il vestito che avvolge la nostra anima. Il percorso di un terapeuta dovrebbe sempre seguire quei sentieri che “hanno un cuore dentro”, quella spiritualità che Still stesso definiva “la legge in cui materia, mente e movimento sono amalgamati dalla saggezza della divinità”.
Movimento che, in osteopatia, si traduce nella “LEGGE DELL’ARTERIA”, ovvero che se nel corpo il sangue scorre fluido e senza blocchi (le cosiddette disfunzioni osteopatiche), il corpo mantiene integra la sua capacità di autoguarirsi, ed è per questo motivo che non è strano scoprire come una lombalgia, un mal di testa, una distorsione alla caviglia, una cicatrice, un disturbo digestivo, possano essere correlati tra loro. Gli esempi possono essere molteplici e ben diversi, ma è sempre l’individuo al centro, e non la patologia.
Più proseguo nei miei studi, più mi accorgo che l’unico orizzonte che scorgo è quello successivo.